Comitato Guglielmo Marconi International - Fondato nel 1995

Storia della Radio:
Marconi - Einstein

Due premi Nobel per la Fisica che hanno cambiato la vita del mondo.


Lodovico Gualandi, RAI Senior




Albert Einstein (1879 - 1955)

    Pochissime persone possono vantare di essere state onorate in vita dai loro contemporanei come lo furono Guglielmo Marconi e Albert Einstein: tuttavia Marconi nel 1909 e Einstein nel 1921, vennero insigniti del Nobel per la fisica con delle motivazioni che non rispecchiavano l'essenza del loro vero contributo scientifico.
    La ragione era dovuta al fatto che la loro opera, rivoluzionando delle teorie scientifiche che si credevano ormai consolidate, aveva suscitato molto scetticismo a livello accademico.
    Einstein infatti non ricevette il Nobel per la Teoria della Relatività, ma per il complesso dei suoi apporti alla fisica teorica, "in particolare per la scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico", mentre Marconi non lo ricevette per l'invenzione della radiotelegrafia, ma per aver contribuito al suo sviluppo.
    Questa inadeguata motivazione ha sempre favorito la distorsione della verità storica sulle origini della radio, e coloro che tentano di ristabilirla, se sono degli italiani, vengono facilmente considerati degli sciovinisti.


Michael Pupin (1858 - 1935) - Fisico e ingegnere, scopri'
l'emissione secondaria dei raggi X e il metodo per
rendere possibile la comprensibilita' telefonica a grande
distanza mediante l'insersione di circuiti elettrici
equalizzanti (pupinizzazione dei cavi).

    Se confrontiamo però alcuni giudizi storici sull'opera di Marconi, espressi in passato da autorevoli scienziati italiani e stranieri, confrontandoli con i pregiudizi tuttora alimentati da alcuni ambienti culturali, non possono sfuggire delle inaccettabili contraddizioni.
    Per chi ha letto "Cento Anni di Radio, Le Radici dell'Invenzione" (il testo promosso nel 1995 dalla Fondazione Marconi, in collaborazione con l'Università degli Studi di Bologna) non dovrebbe essere difficile rilevare una tendenza ad avvalorare degli antichi pregiudizi.
    Analizzando attentamente i capitoli che trattano l'opera di Marconi, di Righi, Lodge e Popov, si può infatti constatare che nonostante la premessa e la dichiarazione di volere con quest'opera "contribuire a una comprensione approfondita, documentata e quanto più possibile obiettiva sul ruolo svolto dai diversi protagonisti nell'invenzione della radio", il risultato auspicato è stato indubbiamente disatteso.
    Leggendo quest'opera non può sfuggire l'impressione che alcuni autori siano più inclini ad attribuire dei meriti scientifici a presunti precursori di Marconi. Senza tenere in nessun conto le opinioni esplicitamente espresse a suo tempo da Enrico Fermi, Quirino Majorana, Michael Pupin, Ambrose Fleming, Elihu Thompson, Charles Steinmetz, Lord Kelvin, Ernest Rutherford, Edwin Armstrong, Orso Mario Corbino e Giovanni Giorgi... per citare solo alcune autorevoli personalità di quei tempi in campo scientifico e tecnico.
    Nel testo "Cento anni di Radio", il capitolo che riguarda l'opera del russo Aleksander Popov, e la pretesa che egli avrebbe contribuito in qualche modo all'invenzione della radio, non può non offendere la verità storica.
    Se si pensa infatti che i russi hanno sempre considerato Popov il vero inventore della radio e la stampa sovietica insultò più volte Marconi sulle pagine della "Pravda", accusandolo di plagio e affarismo pragmatico, con l'ignobile titolo di avventuriero, non si riesce proprio a comprendere come si possa sostenere che questo testo offre agli studiosi un'opera che dovrebbe "rappresentare un contributo a una comprensione approfondita, documentata e per quanto possibile obiettiva sulle radici dell'invenzione".
    I maggiori responsabili di questa assurda situazione non sono comunque i russi, perché se l'Accademia delle Scienze di Bologna non si è preoccupata di reclamare il ripristino della verità storica neppure in occasione delle celebrazioni per il centenario dell'invenzione, non si può certo pretendere che siano l'Accademia di San Pietroburgo o di Mosca ad assumersi questa iniziativa.


Enrico Fermi (1901 - 1954)

    Nel lontano 1952, sul bollettino di informazione dell'OIR, l'Organizzazione Internazionale di Radiodiffusione dei paesi dell'Est, due scienziati russi pubblicarono la seguente sconcertante missiva: " La priorità dello scienziato russo nella scoperta della radio è stata riconosciuta dal mondo intero e i tentativi falliti di attribuire l'invenzione della radio all'avventuriero italiano Marconi sono stati smascherati dalla stessa stampa borghese...
    ...nessuno potrà mai provare la priorità di Marconi perché non esiste e non è mai esistita."
                                                                                                                                                 firmato
                                                                                                                 B.A. Vvedenski e A.I. Berg

     Questa opinione non veritiera e offensiva non venne ufficialmente smentita da nessuna Istituzione italiana dotata di autorità: per gli storici della scienza, questo fatto, ha sempre rappresentato un ulteriore ostacolo alla comprensione e al ripristino della verità storica sulle prime invenzioni e scoperte di Marconi.

Il giudizio su Marconi

Per evitare di continuare a ripetere delle opinioni che potrebbero irritare coloro che non trovano nessun riscontro nella letteratura ufficiale italiana, pensiamo possa essere utile riproporre le valutazioni espresse da alcuni scienziati americani, dopo una storica conferenza di Guglielmo Marconi.

"IL PROGRESSO DELLA TELEGRAFIA SENZA FILI

New York City, 17 aprile 1912

    Dopo aver parlato per circa due ore, suscitando l'entusiasmo di un qualificato uditorio, memore della calorosa accoglienza ricevuta nel 1901, in occasione della prima trasmissione transatlantica, Marconi ringraziava per la fiducia e il sostegno morale, ricevuto fino dall'inizio della sua opera, dai membri della prestigiosa Istituzione americana.
    Il presidente della New York Electrical Society prendeva quindi la parola affermando testualmente: Signore e Signori, la presente conferenza è stata una delle più interessanti che sia stata mai tenuta innanzi a questa Società. Come direttamente interessato al sistema Marconi, ho seguito tutto quanto è stato detto per dieci anni intorno alla radiotelegrafia e questa è la più lucida e la più completa rappresentazione del soggetto che ho avuto la fortuna di udire. Il professor Pupin aprirà la discussione (Applausi).
    Prof. Pupin: Sig. Presidente, Membri ed ospiti della Società Elettrica di New York, Guglielmo Marconi mi ha pregato di intervenire e di pronunziare qualche parola in merito alla conferenza. Mi trovavo a Washington, ma abbreviai la mia permanenza per aderire, in tempo, al suo invito.


Valutazioni straniere, sincere ed obiettive, tratte da
"The King", 22 dicembre 1900.

    Egli mi ha chiesto di dire poche parole , perché ritiene che io abbia molte idee sane intorno alla radiotelegrafia. Non sofno qui per dirvi cose importanti intorno alla sua invenzione, giacché ne avete già sentite abbastanza su questo argomento. Voglio invece dirvi poche parole sull'uomo che fece l'invenzione, (applausi prolungati).
    Effettivamente, non mi curerò di uscire troppo dalla mia strada per fare l'apologia di un inventore, perché gli inventori sono numerosi e il mondo ne è pieno ed essi non hanno alcun bisogno di apologia; il loro lavoro parla per essi. Ma quando si tratta di fare un complimento a un uomo, questa è un'altra questione e i fini inventori che siano al tempo stesso fini uomini sono piuttosto rari.
    Io richiamo la vostra attenzione sulla prima parte della conferenza di Guglielmo Marconi; io non ero presente ad ascoltarla, ma l'ho letta questo pomeriggio in treno. La prima cosa che risalta in questo lavoro è la sua estrema modestia. Egli dice che Faraday ed Henry e Maxwell ed Hertz - tutti grandi uomini senza dubbio - furono suoi predecessori nella sua opera; e voi potreste pensare che tutto quello che restava da fare a Marconi era solo un passo. Ora, è un fatto che ciò non sta precisamente così (Applausi).
    Joshep Henry e Faraday e Maxwell non hanno niente da fare con questo.
    Non scherzo ne voglio essere comico, ma cerco di dire soltanto una cosa che è evidente. Dico la verità.
    è un fatto notevole che, contrariamente a quanto Marconi vi ha detto di Maxwell, Maxwell non ha mai scritto un rigo, mai una parola sola sul moto oscillatorio dell'elettricità in condensatori come quelli usati da Marconi. Non voglio con questo andar contro Maxwell!. Ma perché dargli credito per qualche cosa che egli non ha fatto o che non si è curato realmente di fare?
    Perché egli non si è curato di farlo? Perché egli era occupato con un altro problema: egli era occupato con la teoria elettromagnetica della luce. Ecco dunque intorno a che cosa lavorava. Egli non si curò del moto oscillatorio nei condensatori e delle scariche elettriche oscillanti; cercò di dimostrare altre cose.
    Le correnti esistono nell'aria; tutti i predecessori di Maxwell non supponevano che potessero esistere delle correnti in un isolante: aria, gomma paraffina o vetro. La vecchia teoria dell'elettricità non teneva conto di queste correnti: la teoria di Maxwell lo fece ed Hertz provò sperimentalmente l'esattezza della teoria di Maxwell.
    Ma tutto questo meraviglioso lavoro non ha realmente niente a che fare con la telegrafia senza fili, tranne che per il fatto che Hertz usava nelle sue ricerche le scariche elettriche oscillanti.
Si dice che le onde di Hertz sono in relazione con la telegrafia di Marconi. Queste onde, in realtà non hanno niente a che fare con la telegrafia di Marconi.
    La prima volta che fu ottenuta la radiotelegrafia attuale fu quando Marconi collegò il suo filo trasmittente e il suo filo ricevente al suolo e fece partire la scintilla. Questa fu la prima onda radiotelegrafica e non è un'onda hertziana e non ha niente a che fare con essa.
    Se dobbiamo dare un nome a quest'onda chiamiamola onda Marconi (Applausi).
Lo dico per mostrare quale uomo estremamente modesto egli sia. Per quanto io leggo, egli non rivendica a sé nulla; mentre, a mio parere, la prima rivendicazione per la radiotelegrafia appartiene a lui esclusivamente e a nessun altro.
    Ora veniamo alle altre parti. Potete chiedermi perché, negli ultimi quindici o sedici anni, non sia stato raggiunto un progresso maggiore.
    Bene, io ho posto a me stesso questa domanda e ho sentito porla da altri.
    In primo luogo vi fu una gran quantità di interferenza da parte del mondo esterno. Quando fu introdotta la telegrafia senza fili ognuno la rivendicò a sé ognuno disse; Non c'è niente di nuovo in tutto ciò, non ci preoccupiamo dei brevetti Marconi: noi faremo da soli. C'è molto da Guadagnare.
    E ogni Tizio, Caio, Sempronio si dedicò alla telegrafia senza fili. Molti di questi sono ora sotto chiave, grazie a Dio!
    Per sviluppare una nuova arte occorre un grosso appoggio finanziario, e gli azionisti reclamano i dividendi e il pubblico interferisce con voi ad ogni momento ed è abbastanza duro resistere e fare dell'effettivo lavoro scientifico. Tale lavoro può essere fatto solo da un uomo che non sia disturbato da altri pensieri.
    Se la radiotelegrafia non ha fatto in questi ultimi sedici anni quel progresso che avrebbe potuto fare la colpa è del mondo non è di Marconi. Il mondo ha interferito troppo! (Applausi).
    Ma le cose stanno migliorando, molto migliorando sia per quanto riguarda il progresso attuale sia per quello futuro. Avete sentito Marconi esporre il suo caso molto chiaramente. Egli ha fatto cose meravigliose. Dieci anni fa, quando annunziò di aver trasmesso felicemente attraverso l'Atlantico, la gente non gli credette. Pensarono che non fosse possibile. L'American Institute of Electrical Engineers non si curò di questa opinione: esso credette nella parola di Marconi. Io anche lo credetti e in quell'anno gli offrimmo un banchetto per congratularci con lui del suo meraviglioso successo.
    Oggi noi riceviamo non so quante migliaia di parole dall'altra parte del mondo e nessuno pensa a ciò.
    L'opera svolta da Marconi e della quale egli ci ha dato un breve racconto è enorme: Nessuno che non abbia lavorato con dischi rotanti e condensatori e circuiti oscillanti, può avere un'idea del lavoro fatto da Marconi per passare dalla "S" del 1902 alla trasmissione di migliaia di parole giornaliere del 1912. è cosa quasi incredibile.
    E durante questo tempo egli non si è chiuso nel suo laboratorio. Oggi è in Irlanda e dopo pochi giorni a Glace Bay; subito dopo sentiamo che è a Tripoli aiutando il suo Paese e così via.
    Egli è ansioso perché colui che ha investito il suo denaro nella telegrafia senza fili abbia il suo compenso. Immaginate un inventore che si preoccupa del tornaconto dell'uomo che ha investito il suo denaro!
    Così come io ammiro Marconi come inventore, lo ammiro come uomo e come amico: Ed è per questo motivo che desidero proporre a voi membri della New York Electrical Society di nominare Guglielmo Marconi membro onorario della New York Electrical Society."

    Ogni essere senziente dovrebbe mostrarsi sensibile di fronte a tanta sincera ammirazione nei confronti dell'opera di Marconi, e rammaricarsi invece che vi sia ancora chi gli contesta l'originalità e la rilevanza scientifica di invenzioni e scoperte che Gli erano già state ampiamente riconosciute quasi un secolo fa.
    Se con i saggi scritti su Elettronica Flash non fossimo riusciti a fare comprendere questa deprecabile anomalia, il nostro lavoro sarebbe stato inutile.
    Se fossimo però riusciti a risvegliare da un inaccettabile torpore i responsabili di alcune nostre Istituzioni, affinché si adoperino a promuovere ufficialmente quell'inversione di tendenza nel giudicare l'opera di Marconi (auspicata nella Bibliografia Marconiana del Consiglio Nazionale delle Ricerche fino dal lontano 1974, ma sempre disattesa) allora, forse, il nostro lavoro non sarà stato del tutto vano.

 

Bibliografia

• N.XV, 1912 degli "Atti della New York Electrical Society" 29 West, 39 Street, New York, USA.
• Bollettino di informazione dell'O.I.R. Organizzazione Internazionale di Radiodiffusione Praga - 15 luglio 1952 - pag. 649.

Lodovico Gualandi

Articolo tratto da: Elettronica Flash, maggio 1999, pagina 71.

Per conoscere meglio la storia della invenzione della Radio e del suo creatore, vi segnaliamo che sulla Rivista Elettronica FLASH sono stati pubblicati altri articoli dello stesso autore

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